di Edo Ronchi
Ormai è stato approvato dal congresso dei verdi austriaci a larghissima maggioranza (del 98%): l’accordo per il governo dell’Austria con i popolari conservatori di Sebastian Kurz è cosa fatta.
La parte del programma del nuovo governo austriaco dedicata al clima è molto avanzata: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 (10 anni prima della recente proposta europea), produrre il 100% dell’elettricità da fonte rinnovabile entro il 2030, introdurre una tassa sui voli aerei di 12 euro, adottare misure di carbon pricing entro il 2022 e sostenere una carbon tax anche a livello europeo.
Un simile programma è certo anche il frutto del successo elettorale dei verdi austriaci che hanno ottenuto circa il 14% dei voti, rientrando in Parlamento – dal quale erano stati esclusi la scorsa legislatura per non aver superato lo sbarramento del 4% – con una crescita alle ultime elezioni di circa il 10% dei voti, di gran lunga la più consistente fra tutte le forze politiche austriache.
Ma è anche rilevante che un simile programma sia stato concordato con Sebastian Kurz che non è certo un progressista, e che nel precedente governo era alleato dell’estrema destra del Partito delle Libertà Austriaco di Heinz-Christian Strache, amico di Salvini e della Lega, travolto da uno scandalo di tangenti della Russia.
E non si tratta di un caso, significativo ma isolato. Prima di Sebastian Kurz, abbiamo visto, per esempio, il nuovo accordo di governo tedesco dei popolari della Merkel con i socialdemocratici con obiettivi e politiche climatiche avanzate e poi la proposta di Green Deal, basata su impegnativi obiettivi climatici, della nuova Presidente della Commissione europea, la popolare Ursula von der Leyen.
C’è oggi – ed è una novità di grande rilievo – un fronte europeo ampio, che comprende anche forze politiche conservatrici e di centro destra, a favore di politiche e misure avanzate per il clima, da praticare ora, senza attendere gli esisti delle trattative delle COP (le Conferenze Onu annuali per il clima) dove si decide solo all’unanimità o con ampio consenso e dove governi ostili all’impegno climatico possono esercitare un forte ruolo di condizionamento e di freno.
Perché in Italia le forze politiche di centro destra, rimangono invece così chiuse – a volte sui loro giornali addirittura apertamente ostili – nei confronti delle misure climatiche avanzate? Questa arretratezza culturale e politica del centro destra nostrano sulle tematiche ambientali e climatiche è un problema serio per l’Italia.
Per realizzare la transizione a un’economia decarbonizzata serve un impegno consistente, stabile e duraturo, sostenuto da un’ampia condivisione politica. La decarbonizzazione è una sfida non solo ambientale, ma tecnologica ed economica che offre opportunità di nuovo benessere, sviluppo e occupazione.
Perdere questa sfida, mettersi in coda ai Paesi che frenano la conversione ecologica, significa mettere una seria ipoteca sul futuro dell’Italia, favorire il suo declino distraendo l’attenzione dalla questione cruciale di questa nostra epoca.