La svolta di Biden per il clima

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Joe Biden è stato eletto presidente degli Stati Uniti sulla base di un programma climatico ambizioso che prevedeva non solo un rientro nell’Accordo di Parigi per il clima, ma un piano di investimenti di 2000 miliardi di dollari nella transizione climatica, in aperto contrasto con le politiche di disimpegno climatico del suo predecessore Donald Trump.

Morning Consult ha rilevato che il 74% degli elettori di Biden ha ritenuto il cambiamento climatico “molto importante” per il proprio voto. Appena eletto il  presidente degli Stati Uniti ha nominato John Kerry ‘inviato speciale per il clima del presidente’: ex segretario di Stato di Obama, una personalità autorevole ed esperta, che occupa una nuova funzione ai livelli più alti del governo americano e che entra a far parte del Consiglio di sicurezza nazionale.

Biden ha elevato il cambiamento climatico a priorità per la sicurezza nazionale, per evitare una catastrofe sanitaria ed economica degli Stati Uniti. Biden ha , inoltre, annunciato l’istituzione di un ufficio presso la Casa Bianca specificamente preposto a questioni di giustizia ambientale, per monitorare eventuali impatti delle misure climatiche sulle comunità a basso reddito e sulle minoranze, ricordando che il 40% degli investimenti climatici deve essere impiegata per coinvolgere questi settori sociali, in passato troppo trascurati.

Grande rilievo è assegnato al carattere di Green Deal delle misure per la transizione alla neutralità climatica che dovrebbero creare 10 milioni di nuovi posti di lavoro.

Biden ha annunciato di aderire alla strategia per la neutralità climatica al 2050  e di puntare a raggiungere una produzione di energia elettrica decarbonizzata entro il 2035. E soprattutto di ricorre ad ordini esecutivi per introdurre nuovi limiti per le emissioni per i pozzi di petrolio e gas, per ripristinare e rafforzare gli standard per le emissioni delle auto, per rafforzare gli standard di efficienza per elettrodomestici ed edifici, per ripristinare la conservazione del 30% della terra e delle acque degli Stati Uniti, per bloccare nuove trivellazioni offshore nell’Artico e attuare una moratoria su tutte le nuove concessioni per esplorazione e sfruttamento di petrolio e di gas su tutte le aree sotto responsabilità federale degli Stati Uniti, sia onshore che offshore.

Si è in attesa del pacchetto di consistenti investimenti, e di misure collegate, che, comportando maggiore spesa pubblica, il presidente deve sottoporre al Congresso. Questo pacchetto di misure, che dovrebbero consentire anche di raggiungere un nuovo e impegnativo target di riduzione complessiva  delle emissioni al 2030 in applicazione dell’Accordo di Parigi, potrebbe, se elaborato e concordato in tempo con i leader democratici del Congresso, essere  comunicato a un summit internazionale sul clima, convocato da Biden per il prossimo 22 aprile, giornata della Terra.

La transizione alla neutralità climatica negli USA non è priva di difficoltà. L’opposizione alle misure climatiche negli USA rimane consistente: a livello economico – in settori rilevanti come quelli del petrolio, del carbone, dell’industria più arretrata, ma anche del mondo agricolo – e a livello sociale – per modelli e stili di vita ad alto consumo di fossili e per la presenza di consistenti settori della popolazione in condizioni economiche di povertà o precarietà, aggravate dalla pandemia da Covid-19. Ma la svolta avviata da Biden ha tutta l’aria di essere consistente e capace di superare le difficoltà.

Si attendono quindi effetti positivi di questa svolta anche per le politiche climatiche globali, a fianco dell’Unione Europea che nella sfida per la neutralità climatica al 2050 può contare oggi su un forte alleato.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 05/02/2021
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