di Edo Ronchi
A parte alcune lodevoli iniziative per i mercatini e i negozi dell’usato, il tema del riutilizzo, specie dal punto di vista normativo, è parecchio sottovalutato in Italia. Per ridurre il prelievo di risorse e la produzione di rifiuti, l’economia circolare richiede di potenziare il riutilizzo sia dei prodotti, sia, previa preparazione per il riutilizzo, dei rifiuti riutilizzabili.
La nuova Direttiva quadro sui rifiuti, appena approvata nel pacchetto europeo per la circular economy, prescrive, infatti, che gli Stati membri adottino misure che incoraggino il riutilizzo dei prodotti e la creazione di sistemi che promuovano attività di riparazione e di riutilizzo, in particolare per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i tessili e i mobili, nonché gli imballaggi e i materiali e i prodotti da costruzione.
Dovranno inoltre incoraggiare la disponibilità di pezzi di ricambio recuperati dai prodotti e, comunque, anche di più ricambi per l’aumento delle riparazioni e, prosegue la Direttiva europea, anche la disponibilità di manuali e istruzioni, informazioni tecniche e altri strumenti, attrezzature e software, che consentano la riparazione e il riutilizzo.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha appena pubblicato un Rapporto su come il riutilizzo è praticato in Europa nell’ambito delle politiche di prevenzione della produzione di rifiuti (Waste prevention in Europe — policies, status and trends in reuse in 2017).
Di particolare interesse è la ricognizione di alcune misure adottate da alcuni Paesi e che possono fungere da riferimento per buone pratiche da diffondere. Per i prodotti da costruzione e demolizione, per esempio, il supporto ai centri e ai mercati per il riutilizzo dei materiali usati da costruzione e le reti per lo scambio di componenti per costruzioni sperimentate in Germania.
Oppure i piani per il riutilizzo degli asfalti fresati in Irlanda del Nord, fino alle linee guida per gli appalti pubblici con il riutilizzo di materiali per il rinnovo e la costruzione di infrastrutture in Finlandia. Per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, per esempio, la Lituania ha introdotto la mappatura dei potenziali di riuso e di riparazione presso i depositi dei rifiuti di tali apparecchiature, mentre la Spagna e la Finlandia hanno introdotto facilitazioni per le attività di riparazione e riutilizzo.
L’Inghilterra ha adottato un Piano d’azione per l’abbigliamento sostenibile che supporta anche misure per il riutilizzo degli abiti. La Finlandia sta preparando un rapporto per alcune categorie chiave di imballaggi sui potenziali e le barriere per il loro riutilizzo e su proposte possibili di misure per svilupparlo.
Diversi Paesi – Inghilterra, Scozia e Francia – stanno limitando l’impiego di alcuni imballaggi monouso. La Grecia ha promosso il riuso dei libri di scuola. Si stanno sviluppando piattaforme per i prodotti riutilizzabili in vari Paesi come l’Austria, la Bulgaria e l’Inghilterra. Interessante è anche la riduzione di tasse applicata in Bulgaria alle imprese che promuovono il riutilizzo dei loro prodotti e anche l’iniziativa scozzese che fissa standard di qualità nazionali per i prodotti riutilizzati.
Vedendo questi, e molti altri esempi, si ha la netta impressione di essere all’inizio di un importante cambiamento che andrebbe seguito con maggiore attenzione anche in Italia.
Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 29/06/2018