L’urgenza delle crisi aziendali nel riciclo dei rifiuti

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La Ditta Negretti Giuseppe, una falegnameria storica di Capriano del Colle in provincia di Brescia, ritira rifiuti non pericolosi in legno – bancali usati e cassette – li ricicla, con un trattamento termico di igienizzazione e con le riparazioni necessarie, e poi li rivende come prodotti.

Una cosa ottima, direte: consente di risparmiare legno vergine – meno alberi tagliati – contribuisce a ridurre i rifiuti da smaltire in discarica o negli inceneritori, generando vantaggi ambientali, valore economico e posti di lavoro.

Nei giorni scorsi, invece, la Ditta Negretti Giuseppe ha ricevuto dall’Ufficio rifiuti della Provincia, a firma del suo direttore, una comunicazione che la informa che l’autorizzazione che le consente questa attività non è più valida ed è oggetto dell’avvio di un procedimento di revoca.

Come mai è potuta accadere una cosa del genere? Perché, scrive il citato direttore, “l’autorizzazione in oggetto non è più conforme in punto al dettato normativo”, avendo la legge n. 55 del giugno 2019  stabilito che il riciclo, che cessa la qualifica di rifiuto (End of Waste), non può più essere autorizzato “caso per caso”, ma solo se conforme a criteri nazionali precisamente stabiliti in un decreto del 1998 che, per il riciclo in questione, in quel decreto non ci sono.

Questo, segnalato da Confartigianato, è solo un esempio dei moltissimi casi segnalati da diverse organizzazioni di imprese e che, nell’insieme, configurano una vera e propria emergenza per il riciclo dei rifiuti in Italia che ha colpito nuove attività di riciclo pronte a partire, con investimenti e nuovi posti di lavoro, e invece fermate da questa norma, che ha bloccato il rinnovo di autorizzazioni scadute  per attività non regolate da quella assurda norma.

E, come  era previsto, ora  sta investendo anche autorizzazioni per attività preziose di riciclo in corso, come quella della Ditta Negretti Giuseppe. La questione è stata ripetutamente segnalata dalla stampa e ai decisori politici del governo e del Parlamento.

La soluzione normativa sarebbe a portata di mano. Evitando nuovi pasticci normativi, infatti, il problema delle autorizzazioni al riciclo “caso per caso” è risolvibile adottando la soluzione prevista dalla nuova Direttiva europea sui rifiuti e l’economia circolare che indica precisamente sia le condizioni, sia i criteri dettagliati per consentire alle Regioni di esercitare questa competenza – nei casi non regolati, o non ancora regolati, da decreti nazionali – assicurando la tutela ambientale e trattamenti omogenei sul territorio nazionale.

La crisi che ha colpito il riciclo in Italia – caso unico in Europa, dove invece si cerca di promuovere il riciclo dei rifiuti come perno dell’economia circolare – va affrontata con la massima urgenza dal nuovo governo e dalla nuova maggioranza che lo sostiene e che ha ripetutamente, e opportunamente, ribadito il proprio impegno per l’economia circolare e un Green New Deal.

Lo strumento per sostituire quella norma assurda con un sistema di autorizzazione “caso per caso,” conforme alla nuova Direttiva europea, sarebbe un emendamento da inserire nella legge di conversione del Decreto legge sulle crisi aziendali all’esame del Senato: l’urgenza è massima e le crisi in molte aziende del riciclo è ormai evidente. Siamo in fiduciosa attesa.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 13/09/2019
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