Green acts II | introduzione:

di Fabrizio Vigni

Un novembre davvero intenso, per chi si occupa di green economy e sviluppo sostenibile. Aperto con la notizia dell’entrata in vigore degli accordi di Parigi sul clima, con la ratifica già di 111 paesi, e proseguito con la COP 22. Una Conferenza che si è conclusa con un forte segnale politico di conferma dello spirito di Parigi e della irreversibilità degli impegni, oltre che con un’agenda di lavoro molto intensa per i prossimi mesi. E da Marrakech è arrivata anche la conferma di come il mondo dell’economia sempre più stia puntando sulla green economy.

Nel frattempo il Parlamento europeo ha approvato i nuovi limiti di emissione per la qualità dell’aria, e l’Italia ha scoperto di essere più green di quanto si immagina. Abituato troppo spesso a piangersi addosso, il nostro Paese non si era accorto di trovarsi invece sul podio dei migliori in Europa. E’ il paradosso evidenziato dallo studio presentato dalla Fondazione durante gli Stati generali della green economy. Messa a confronto con gli altri principali Paesi europei, l’Italia risulta ai primi posti in molti indicatori. Peccato però che di questi risultati positivi manchi la percezione, sia in Italia che all’estero. Va sfatato il pregiudizio secondo il quale saremmo un paese arretrato. Abbiamo realtà con grandi problemi ambientali, ma anche molti settori dell’economia e della società all’avanguardia nella sfida della green economy.

Se questo sforzo fosse accompagnato da un più efficace sistema di politiche pubbliche potremmo correre ancora più veloci.

Come?

Ad esempio con le dieci proposte presentate, sempre a Rimini, dal Consiglio nazionale della green economy. Proposte che solo parzialmente sembrano aver trovato accoglimento nella legge di bilancio per il 2017, della quale pubblichiamo il testo approvato alla Camera.

Una legge con luci e ombre. Contiene alcune misure che vanno nella direzione giusta, a cominciare dall’estensione degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio. Altre misure, come quelle relative al piano “Industria 4.0”, sono importanti ma ancora insufficienti: se venissero più direttamente connesse alla nuova frontiera dell’economia circolare, ad esempio, potrebbero dispiegare grandi potenzialità per le filiere industriali italiane.

La nostra Fondazione si sta preparando a chiudere questo 2016 molto intenso dopo il successo della prima Conferenza Nazionale della Sharing Mobility tenuta in Campidoglio, organizzando l’evento di pubblico di presentazione dell’Italia del Riciclo: una ricerca ormai divenuta il punto di riferimento in materia di analisi delle filiere del riciclo e della circular economy.

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