A New York con Ban ki-moon per confermare l’’impegno di Parigi 2015

di Toni Federico

Mantenendo fede agli impegni presi a Varsavia, il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha invitato i leader mondiali, governi, finanza, imprese, e società civile ad un Summit sul Clima, questo 23 settembre del 2014 al fine di stimolare e potenziare l’azione per il clima.

Ban ha chiesto a tutti i leader di portare a New York annunci coraggiosi per azioni in grado di ridurre le emissioni serra, rafforzare la resilienza del sistema climatico, e mobilitare le volontà politiche per un accordo vincolante e significativo da raggiungere a Parigi nella COP del dicembre 2015.

I rappresentanti dei 28 paesi dell’UE hanno per parte loro rinviato ad ottobre la decisione sugli obiettivi climatici dell’Europa per il 2030, per decidere dopo la conferenza di Ban-Ki-Moon. I leader mondiali presenti al vertice di Martedì 23 dovrebbero offrire una rinnovata azione sul cambiamento climatico, abbastanza ambizioso per mantenere l’aumento della temperatura globale a livelli di sicurezza – cioè entro i +2°C a fine secolo.

Sull’onda del successo delle grandi manifestazioni che si sono tenute in tutto il mondo Domenica 21, le Nazioni Unite contano di compiere a New York importanti passi in avanti. Ci saranno oltre 120 Capi di Stato e di Governo il 23 a New York anche se Angela Merkel e il Capo del Governo indiano non verranno. Non verrà il nuovo protagonista assoluto della vicenda climatica, il Presidente Cinese Xi Jinping, al suo posto il vice Zhang Gaoli , probabilmente per tenere ancora coperte le carte del grande paese, visto che la rincorsa per Parigi è ancora lunga. C’è Barak Obama, già portatore della croce a Copenhaghen. Cina e Stati Uniti, a parere della Fondazione e non solo, sono i veri protagonisti. La prima non può spegnere le sue centrali a carbone, i secondi paiono non riuscire a convincere i loro concittadini della gravità della situazione e della necessità di una leadership climatica americana. L’Europa è al momento l’ago della bilancia, la portatrice della proposta più strutturata ed impegnativa.

Tutti gli opinionisti sono convinti che l’azione volontaria da parte del settore privato, pur non sufficiente da sola, con il sostegno universale della società civile sarà un fattore determinante a New York. Aziende piccole e grandi hanno bisogno di un quadro normativo chiaro e paritario per porsi con decisione sul percorso low carbon senza timore diun troppo facile dumping climatico. I governi hanno promesso di cercare di limitare il riscaldamento globale a +2 °C, ma l’UNEP calcola che gli impegni di riduzione finora dichiarati (pledge), se onorati, ci portano dritti dritti ad un aumento di temperatura compresa tra 3 e 4 °C. I governi hanno fissato una scadenza a marzo 2015 per delineare i nuovi limiti alle emissioni che vorranno offrire per un nuovo accordo sul clima. L’opinione generale è che, poiché il termine è questo, è improbabile che i vari Paesi portino a New York la prossima settimana i loro impegni quantitativi, ma ci si aspettano forti dichiarazioni di impegno.

A New York, assieme ai governi, ci saranno le imprese, i gruppi ambientalisti e la popolazione in una nuove alleanza che potrebbe creare le condizioni perché nasca il nuovo Deal per finalmente agire. Ban ha dichiarato: “L’azione sul cambiamento climatico è urgente. Più ritardiamo, più si pagherà in vite umane e in denaro. Il vertice sul clima che sto convocando ha due obiettivi: mobilitare la volontà politica per un accordo universale e significativo del clima il prossimo anno a Parigi; e in secondo luogo suscitare impegni e misure ambiziose per ridurre le emissioni. Prevediamo un’affluenza impressionante dei leader di governo, delle imprese, della finanza e della società civile. Da tutti ci aspettiamo impegni significativi e progressi”.

L’ultima volta che Ban ha convocato un vertice come questo è stata prima della conferenza sul clima di Copenaghen del 2009, che è stato un disastro diplomatico, con gli ultimi giorni segnati da caos e recriminazioni. La speranza delle Nazioni Unite è che quell’esperienza risulti preziosa nel far incontrare i leader in una serie di incontri privati permetterà loro di assumere più liberamente nuovi impegni, necessari dal momento che gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni si esauriscono nel 2020.

E la Cina? Zou Ji, vice direttore di un think tank che lavora per il governo cinese in materia di politica climatica, ha detto ai giornalisti che Pechino non specificherà obiettivi per l’accordo sul clima – in corso di negoziato separatamente dal summit – fino alla prima metà del prossimo anno. Xie Zhenhua, funzionario responsabile per il cambiamento climatico, ha segnalato nuovi impegni di lotta al cambiamento climatico in vista del Summit, dicendo che la Cina potrebbe presentare “alcune azioni positive”.

La Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha dato il suo contributo fattivo al movimento newyorkese attraverso lo studio elaborato con l’Agenzia Internazionale dell’Energia e l’Unione Internazionale delle Ferrovie riguardante gli impatti energetici e carbonici di un modal shift. Infatti il settore dei trasporti, responsabile di un quarto delle emissioni di CO2 mondiali, è per la prima volta fra i protagonisti della riduzione, con iniziative concrete mirate soprattutto al traffico delle grandi città, dove risiede o lavora il 70% della popolazione mondiale.

 

Toni Federico

Chm. Scientific Committee

Coordinator of the CCS Observatory

Sustainable Development Foundation

Il resoconto del Summit di New York e delle manifestazioni che lo hanno accompagnato, sviluppato e tradotto dal Comitato Scientifico della Fondazione sono presenti nella pagina dedicata al Clima sul sito del Comitato Scientifico della Fondazione| link |

Altri materiali e una sintesi finale saranno aggiunti nei prossimi giorni.

Gli interventi principali dei Capi di Governo (Italia, USA, Cina, EU, Germania, UK) in italiano | link |:

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