Pacchetto economia circolare: la Commissione ambiente del Parlamento europeo chiede obiettivi di riciclaggio più ambiziosi

di Stefano Leoni

Da poche ore, la Commissione ambiente del Parlamento Europeo ha approvato la proposta sulla riforma delle direttive sui rifiuti verso lo sviluppo dell’economia circolare, presentata dalla relatrice On. Simona Bonafè.

E’ il primo passo verso questa riforma attesa dal luglio 2014, quando la Commissione europea presentò una proposta di modifica della direttiva quadro sui rifiuti e quelle sui rifiuti da imballaggio, da AEE, da pile e accumulatori, sui veicoli fuori uso e sulle discariche.

L’intervento successivo alla comunicazione di tre anni fa – quello della Commissione diretta da Junker nel frattempo insediatasi – è difficile considerarlo un vero e proprio passo in avanti. Infatti, nonostante le dichiarazioni di voler raggiungere obiettivi più ambiziosi, la Commissione Junker ritirò la proposta e ne ripresentò un’altra a dicembre del 2015, proponendo non solo target più bassi, ma addirittura “ammorbidendoli” con l’inclusione del riutilizzo, rispetto al quale fino ad oggi vengono applicati target autonomi e aggiuntivi a quelli del riciclaggio.

Tutto questo, peraltro, ha comportato quasi un anno e mezzo di ritardo rispetto ad una sfida che per l’Europa si fa sempre più urgente, considerando che nel frattempo si è assistita alla crescita di indirizzi protezionistici da parte di diversi governi che potrebbero ulteriormente aumentare il rischio di approvvigionamento di materie prime.

Ma torniamo alla posizione sostenuta dalla Commissione ambiente del Parlamento europeo. I suoi membri hanno condiviso la proposta di richiedere l’incremento degli obiettivi di riciclaggio – escluso il riutilizzo – rispetto a quelli proposti a dicembre 2015 dalla Commissione Junker.

Per i rifiuti urbani si chiede di passare entro il 2030 dal 65% al 70% di riciclaggio e per quelli da imballaggio dal 75% all’80%. Entro lo stesso termine il conferimento in discarica non dovrà superare il 5% dei rifiuti prodotti, a fronte del 10% proposto dalla Commissione europea. Infine, viene chiesta una riduzione della produzione degli scarti alimentari e dei rifiuti a mare del 30% al 2025 e del 50% al 2030 in confronto al 2014.

Queste sono solo alcune delle modifiche chieste dalla Commissione ambiente del Parlamento europeo. In realtà il testo votato è molto più ricco. Molto interessante è ad esempio l’emendamento che introdurrebbe le misure di sostegno economico per il raggiungimento di questi obiettivi, così come quello che include nella definizione di sottoprodotto la pratica della simbiosi industriale, quello che impone obiettivi di prevenzione per i regimi EPR, nonché quelli che tendono a promuovere le plastiche biodegradabili e a scoraggiare il consumo dei prodotti monouso.

La proposta elaborata dalla Commissione ambiente dovrà essere approvata dall’Assemblea del Parlamento europeo. A tale fine è stata messa nell’agenda dei lavori dell’Assemblea plenaria per i giorni 13/16 marzo prossimi sia la discussione che il voto finale.

Contestualmente il Consiglio europeo sta elaborando la posizione congiunta dei governi degli Stati membri, che si stima potrà essere licenziata durante questa primavera. A giugno, dunque, dovrebbe iniziare il confronto tra i testi della Commissione, Consiglio e Parlamento europei per giungere al testo definitivo delle nuove direttive.

Al riguardo, occorre sottolineare che l’ultimo draft proposto in Consiglio europeo punta ad un considerevole ribasso degli obiettivi di riciclaggio: per i rifiuti urbani entro il 2025 il 55% invece del 60% e entro il 2030 il 60% invece del 65%; per quelli da imballaggio verrebbero confermati gli obiettivi finali (80% di riciclaggio complessivo entro il 2030), ma con significativi “sconti” per il legno (30% invece del 75%), la plastica (50% invece del 55%) e alluminio (50% invece dell’85%).

Le posizioni, dunque, al momento risultano distanti. Sarebbe pertanto auspicabile che il Consiglio si muova in maggiore sintonia con il Parlamento europeo.

A completare il quadro entro quest’anno è attesa da parte della Commissione europea l’attuazione delle seguenti azioni previste dal piano di azione “L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare”:

  • Analisi e opzioni strategiche per sciogliere i nodi dell’interazione fra le legislazioni in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti, comprese soluzioni per ridurre la presenza di sostanze chimiche preoccupanti nei prodotti e migliorarne la tracciabilità;
  • Strategia sulla plastica nell’economia circolare;
  • Vagliare opzioni per rendere più efficace e comprensibile la marcatura degli alimenti;
  • Relazione sulle materie prime essenziali e sull’economia circolare;
  • Orientamenti ad uso del settore edile per la valutazione da condurre prima della demolizione;
  • Definire Indicatori di base per la valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici nell’arco del loro ciclo di vita e incentivarne l’uso;
  • Sviluppare un quadro di monitoraggio dell’economia circolare

 

Roma, 26 gennaio 2017

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