Il picco delle emissioni in Cina prima del 2015, lo dice uno studio di Nicholas Stern

Le emissioni di anidride carbonica annuali della Cina raggiungeranno probabilmente il picco prima del 2025, e potrebbero aver già raggiunto il picco nel 2014.

Lo dice uno studio di Lord Nicholas Stern. Gli autori del documento (disponibile su www.comitatoscientifico.org) suggeriscono che l’impegno internazionale della Cina per avere il picco delle emissioni di anidride carbonica intorno al 2030 è una stima molto conservativa da parte di un governo che prende l’impegno al cambiamento climatico sul serio e vuole garantire il soddisfacimento degli accordi internazionali sottoscritti a Parigi.

Dati recenti mostrano che le emissioni della Cina sono state inferiori nel 2015 rispetto all’anno precedente, e suggeriscono che qualsiasi aumento delle emissioni nei prossimi anni potrebbe probabilmente essere modesto. E’ anche plausibile che le emissioni della Cina abbiano raggiunto il picco nel 2014, un anno prima che l’obiettivo al 2030 fosse annunciato. Il documento afferma: “E  molto probabile che le emissioni caleranno lentamente da ora in poi. Se le emissioni dovessero crescere al di sopra dei livelli del 2014, nel caso si verificassero congiunture sfavorevoli, è probabile che la  traiettoria di crescita  sia relativamente piatta, e un picco sarebbe ancora altamente probabile entro il 2025”.

Il documento osserva che le emissioni della Cina potrebbero crescere leggermente nel corso dei prossimi anni, se le richieste di gas e petrolio cresceranno più velocemente del previsto, o se le aziende e le amministrazioni locali intraprenderanno nuove iniziative industriali non autorizzate carbon-intensive. Il recente calo delle emissioni è attribuito in larga misura ad un calo della domanda di energia derivante dal rallentamento economico della Cina che è una conseguenza dell’abbandono dalle produzioni e delle esportazioni a basso costo.

Gli autori si aspettano che l’economia cinese  continui ad allontanarsi dalle industrie pesanti ad alto consumo energetico, come ad esempio la produzione di acciaio e cemento, in direzione di un ampliamento del settore dei servizi e di forme più innovative di produzione, come la robotica e la tecnologia delle energie rinnovabili. Gli alti livelli di investimento in energia a basso tenore di carbonio e un calo dei consumi di carbone hanno contribuito alla caduta delle emissioni. Gli autori spiegano che la continuazione della rapida crescita della Cina nel PIL all’inizio di questo secolo, non poteva essere sostenibile, né per l’ambiente né economicamente, e che questo fatto è ormai largamente accettato tra i cittadini cinesi e funzionari del governo. Non si può dimenticare che l’uso del carbone è triplicato tra il 2000 e il 2013 e che la Cina rappresenta la metà circa del consumo di carbone annuale del mondo.

Il documento afferma che “il vecchio modello di crescita è insostenibile nel senso economico convenzionale. Poiché la domanda in edilizia  e nei settori industriali pesanti in molte parti della Cina ha raggiunto la saturazione, i continui incentivi politico-economici per investire in queste aree hanno portato a un’offerta in eccesso e rendimenti decrescenti del capitale, minando la competitività e causando una crescita debole della produttività”. E aggiunge:” Il periodo 2000-2013, è ormai chiaro, è stata una fase eccezionale nella storia dello sviluppo  della Cina, durante il quale i livelli molto elevati di gas serra emessi sono stati determinati dal pesante modello di crescita basato su industrie ad alta intensità energetica.  La Cina vive attualmente  un altra fase di grande  trasformazione strutturale verso un nuovo modello di sviluppo orientato al raggiungimento di una crescita di qualità migliore, più sostenibile e inclusiva che comporta importanti sfide economiche”.

Gli autori avvertono che i paesi dovrebbero prestare particolare attenzione alla transizione dell’economia della Cina ed al rischio di perdere i vantaggi assicurati dall’investire in un’economia a basse emissioni di carbonio. Il documento conclude: “Meglio i governi e le aziende comprendono il cambiamento che sta avvenendo in Cina, meglio si rendono conto dei rischi dell’economia brown, ad alto tenore di carbonio, meglio sono in grado di cogliere le opportunità di una green economy, e di regolare i loro investimenti, le priorità dell’ecoinnovazione e degli accordi istituzionali”.

Download “Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment | China’s changing economy: implications for its carbon dioxide emissions” Pubblicato il: 6 Mar 2016

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