Recuperare il ritardo nelle misure per l’adattamento ai cambiamenti climatici delle città italiane

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Il prossimo 16 luglio, organizzata dal “Green City Network”, si terrà a Milano una Conferenza nazionale dedicata all’adattamento ai cambiamenti climatici nelle città: tema tanto importante, quanto trascurato.

Il cambiamento climatico in corso richiede sia misure di mitigazione, tese a ridurre le emissioni di gas serra per impedire che si aggravi con esiti catastrofici, sia misure di adattamento, tese a ridurre l’esposizione ai rischi e a limitare i danni.

Limitandoci ad alcuni eventi atmosferici estremi generati dai cambiamenti climatici -ondate di calore con temperature molto elevate per diversi giorni e piogge intense concentrate in brevi periodi con aumento della frequenza e della gravità delle alluvioni- possiamo facilmente riscontrare come abbiano già colpito le città con danni per i cittadini, le infrastrutture e diverse attività economiche.

Nel complesso, le perdite economiche registrate in Europa nel periodo 1980-2016 provocate da fenomeni meteorologici estremi hanno superato i 436 miliardi di euro. L’Italia risulta al 2° posto, dopo la Germania, fra i 28 Paesi europei che hanno subito i maggiori danni, oltre 63 miliardi di euro, a causa dei cambiamenti climatici (Commissione UE, 2018).

Sono anni che si discute di misure di adattamento: nel 2013 è stata varata dalla Commissione UE la Strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici e nel 2017 è stato pubblicato in Italia il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Disponiamo ormai di un ricco repertorio di buone pratiche, di progetti realizzati in varie città del mondo che dimostrano che si possono realizzare interventi che aumentano la resilienza e diminuiscono la vulnerabilità delle città rispetto ai cambiamenti climatici.

Per ridurre i rischi di alluvioni, per esempio, si ferma l’impermeabilizzazione e il consumo di nuovo suolo, si realizzano piazze o aree verdi abbassate rispetto al livello stradale che possono contribuire all’accumulo di acque piovane nel caso di eventi estremi, si convoglia il deflusso di acque piovane intense verso zone umide appositamente predisposte nelle aree periurbane che possono essere utilizzate anche per l’ espansione e la laminazione delle piene di fiumi e torrenti.

Per contrastare le ondate di calore, per esempio, si promuovono misure per il controllo bioclimatico degli edifici, per l’ombreggiamento e il controllo della radiazione solare, per aumentare la ventilazione naturale e il raffrescamento utilizzando anche le falde freatiche e i corpi idrici superficiali, per migliorare l’isolamento termico anche con materiai innovativi.

Il numero ufficiale delle città italiane che hanno adottato piani di adattamento ai cambiamenti climatici non è disponibile, ma sappiamo che sono al massimo alcune decine; quelle che hanno realizzato misure di adattamento sono sicuramente ancora di meno. Senza tali misure i rischi e i danni restano alti e certamente aumenteranno.

La Conferenza di Milano, che ha già raccolto l’adesione di un bel numero di città, arricchirà – per quanto si può vedere dal programma degli interventi qualificati previsti – la conoscenza delle politiche e misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Speriamo che contribuisca anche a sollecitare una maggiore attenzione su un tema così cruciale.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 05/07/2019
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