Nel 2023 l’Italia ha raccolto meno della metà dei RAEE, i rifiuti elettrici ed elettronici, previsti da Bruxelles: il 30,24% rispetto al 65%, una percentuale addirittura in calo del 4,5% sul 2022. Questa cattiva performance dell’Italia è stata sanzionata dalla Commissione Ue che, a fine luglio, ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia.
La direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (direttiva 2012/19/UE, quale modificata dalla direttiva (UE) 2024/884) impone, infatti, la raccolta differenziata e il trattamento adeguato dei RAEE e fissa obiettivi per la loro raccolta, nonché per il loro recupero e riciclo. Il tasso minimo di raccolta che gli Stati membri devono conseguire ogni anno è pari al 65% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nello Stato membro interessato nei 3 anni precedenti.
Secondo Erion WEEE a sfuggire ai radar di raccolta sono soprattutto i grandi elettrodomestici, circa 150.000 tonnellate. Perché? Uno dei principali motivi per il Consorzio che sostiene i produttori nell’ applicare la legislazione in tema di RAEE, è il fatto che gli Enti Locali e i rivenditori di elettrodomestici ed elettronica non sono obbligati a consegnare i prodotti dismessi ai Consorzi autorizzati, ma possono consegnarli a qualsiasi azienda autorizzata al trattamento e a quel punto, di frequente, se ne perde ogni traccia. Probabilmente, infatti, queste aziende estraggono solo i materiali più redditizi e smaltiscono il resto, molto spesso, in discarica.
Eppure i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che sono tra i flussi più significativi ed in aumento e contengono diversi metalli preziosi, critici ed altri non critici, se riciclati, possono essere utilizzati come materiali secondari. Cosa fare quindi per sfruttare il potenziale derivante dal riciclo dei prodotti tecnologici e eliminarne le criticità? Sviluppare una rete impiantistica per il recupero delle materie prime critiche, intensificare i controlli per intercettare i quantitativi di RAEE che sfuggono al sistema, incrementare le attività di comunicazione rivolte ai cittadini, rendere più semplici le modalità di conferimento. Anche il primo semestre del 2024 non ha fatto registrare risultati particolarmente incoraggianti: i dati diffusi dal Centro Coordinamento RAEE parlano di un +4%.
Un’altra procedura di infrazione è stata, sempre a fine luglio, aperta con una lettera di messa in mora all’Italia per il non corretto recepimento della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, quale modificata dalla direttiva (UE) 2018/851). La Commissione ha constatato che l’Italia non ha recepito correttamente, con il decreto legislativo del 3 settembre 2020, n.116, alcune disposizioni, tra cui quelle concernenti la responsabilità estesa del produttore, la garanzia di un riciclo di alta qualità, la raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi e l’attuazione di un sistema elettronico di tracciabilità.
Dopo l’invio della lettera di costituzione in mora, l’Italia dispone di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, quest’ultima potrà decidere di inviare un parere motivato.