Strategie di politica ambientale con gli acquisti verdi

Non ha deluso le attese il convegno organizzato dal Ministero dell’Ambiente “Il ruolo del Gpp per le strategie di politica ambientale alla luce del Collegato”, svoltosi martedì 23 febbraio in una sala affollatissima di un pubblico direttamente interessato.

L’obiettivo era discutere delle recenti novità normative e fare il punto su molti aspetti del Green public procurement (Gpp): ostacoli e vantaggi, attuazione e prospettive, impegno del Ministero dell’Ambiente, ruolo di altri soggetti quali Governo, Parlamento, altri Ministeri, Consip, Anac. E ascoltare il punto di vista delle associazioni e del mondo delle imprese.

L’emanazione della legge 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo delle risorse naturali”, che fra l’altro rende obbligatoria l’applicazione dei Criteri ambientali minimi (Cam) in gare e appalti, richiede infatti un salto di qualità nell’azione e nell’impegno dei diversi attori sui cosiddetti “acquisti verdi”. Tante le osservazioni e le proposte, con analisi puntuali e competenti delle criticità, delle prospettive e delle opportunità, assumendo impegni e fisando appuntamenti e scadenze.

Fra le altre, una delle questioni sollevate da più parti è che il Collegato si inserisce in un quadro legislativo che però deve essere innanzitutto coerente. E in linea con il percorso sulla Circular economy, per “chiudere il cerchio”. Tenendo conto di una grave lacuna.

Nel disegno complessivo di cui fa parte il Collegato è assente la principale leva, quella fiscale“, ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Intervenuto sul tema “Le imprese della green economy e il Gpp”, ha proposto altre rilevanti questioni, quali la necessità di adeguare i prezzi per riconoscere i costi sostenuti, e quindi poter competere, e di riallocare i sussidi negativi.

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