Durban: quale messaggio politico per l’Italia e quali ripercussioni pratiche? Incontro della Fondazione

Il dopo-Durban è stato al centro di un seminario organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Esperti  e osservatori che hanno seguito le trattative svoltesi a Durban, tra il 28 novembre e il 9 dicembre scorso, hanno esaminato le principali novità emerse dal summit sul clima e le loro ripercussioni pratiche.

Il principale elemento emerso dalla discussione è che, nonostante le premesse, l’accordo conferma l’approccio basato su obiettivi legalmente vincolanti e lo estende ai paesi non Annesso I, superando così il principale limite del Protocollo di Kyoto. Questo vuol dire che tutte le principali economie del mondo dovranno fare i conti, da subito, con una prospettiva di nuovi obblighi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas-serra al 2020. Ciò vale anche per l’Italia, che già oggi si confronta con i target europei del Pacchetto Clima-Energia (target che probabilmente verranno rivisti in modo ancora più restrittivo), e per la quale è stato più volte richiamato negli interventi un certo ritardo culturale, spesso alimentato da un sistema dell’informazione generalmente poco attento a queste tematiche. A livello operativo, se da un lato si è evidenziato il ruolo sempre più importante attribuito alla innovazione tecnologica e alla green economy, dall’altro è stata più volte rimarcata l’inadeguatezza all’impresa degli strumenti attualmente messi in campo.

Su questo non sono mancate le proposte, a cominciare dal rafforzamento del legame tra obiettivi e politiche globali e l’azione sul territorio e nelle città, strada percorsa dall’iniziativa europea del Patto dei Sindaci sulla quale la Fondazione organizzerà un evento specifico nel febbraio 2012.

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