L’Italia non fa abbastanza contro l’effetto serra, Ronchi sul Corriere della Sera

In Italia il dibattito sul cambiamento climatico, riacceso dall’attivista svedese Greta Thunberg, non si trasferisce nelle scelte politiche: nella legge di bilancio 2019 non ci sono misure per ridurre la CO2 e il Piano nazionale Energia e clima manca di ambizione.

Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in un lungo articolo su Buone Notizie del Corriere della Sera esamina la posizione italiana nella lotta ai cambiamenti climatici in cui, come dice il titolo del quotidiano, “l’Italia nicchia”.

Ronchi ricorda come negli anni scorsi sia per la crisi economica, sia per le buone politiche sulle rinnovabili e l’efficienza energetica le emissioni di gas serra siano diminuite in Italia, ma negli ultimi anni con la ripresa economica sono rimaste sostanzialmente stabili, un andamento questo che non permetterà di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. In Italia dice Ronchi “non c’è un quadro preciso entro cui operare” e manca una spinta “coordinata e finanziata”.

Un’occasione per avviare misure di contrasto al riscaldamento globale potrebbe essere il Piano Nazionale Energia e Clima che dovrebbe essere approvato entro fine anno. Ma il piano, secondo Ronchi, non è abbastanza ambizioso. Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, infatti,  “l’obiettivo fissato dall’esecutivo per il 2030 è una riduzione dei gas serra del 37%. La media Ue è del 40% e nelle istituzioni europee ci si confronta per alzare ulteriormente il livello di ambizione”.

Ronchi si augura quindi che il Piano venga rivisto non solo per combattere il riscaldamento globale, ma anche per stimolare l’economia e fare crescere l’occupazione. A questo proposito Ronchi ricorda la Studio della Fondazione presentato al Meeting di primavera lo scorso aprile che ha preso in considerazione cinque obiettivi green che avrebbero bisogno per essere raggiunti di 190 miliardi di euro di investimenti  che possono generare 682 miliardi di aumento della produzione, 242 miliardi di valore aggiunto e 800.000 nuovi posti di lavoro entro il 2025 a dimostrazione che le scelte ambientali possono essere una leva di sviluppo e occupazione.

Articolo completo sul sito del Corriere della Sera

 

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