di Edo Ronchi
Non so quanti media riprenderanno questa presa di posizione, ma mi pare importante segnalarla. Sullo stesso tema – l’urgenza di un intervento per sbloccare il riciclo dei rifiuti – alla fine del luglio scorso si erano espresse ben 56 organizzazioni di imprese: tutte le più importanti e non solo quelle strettamente interessate al riciclo.
Il 26 settembre scorso Greenpeace, Legambiente e WWF hanno fatto un comunicato congiunto per esprimere la loro preoccupazione per le difficoltà e le situazioni di crisi di numerose attività di riciclo dei rifiuti generate da carenze normative in materia di autorizzazione per la cessazione della qualifica di rifiuto e per chiedere che “il legislatore consenta alle Regioni di autorizzare il riciclo caso per caso nel rispetto della direttiva europea sui rifiuti”.
La presa di posizione ambientalista è sostanzialmente convergente con quella delle 56 organizzazioni di imprese, in particolare dove le associazioni chiedono di “intervenire con urgenza attraverso l’introduzione di una nuova norma che consenta alle Regioni di autorizzare il riciclo “caso per caso”, nel pieno rispetto dei criteri dettati dal paragrafo 2, dell’art. 6 della direttiva 98/2008/UE, per le attività non ancora regolate da decreti nazionali o da regolamenti europei, sostenendo così la continua eco-innovazione, sbloccando il recupero di importanti quantità di rifiuti in condizioni di sicurezza ambientale e permettendo all’Italia di raggiungere i nuovi target europei in materia.”
Simile è anche la proposta “che tali autorizzazioni regionali debbano confluire in un apposito Registro nazionale presso il Ministero dell’Ambiente” con l’aggiunta di un più esplicito richiamo ai controlli “al fine di garantire il rispetto delle condizioni e dei criteri citati”.
Perfettamente convergente è anche la richiesta di “accelerare l’emanazione dei decreti nazionali di cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste), rafforzare le strutture ministeriali dedicate alla predisposizione di tali decreti e semplificare i procedimenti in modo da ridurre la durata degli stessi, sino ad oggi eccessiva, senza, tuttavia, diminuire le garanzie di protezione per l’ambiente e per la salute”.
La mia speranza è che la presa di posizione delle associazioni ambientaliste e quella delle 56 organizzazioni di imprese siano effettivamente tenute presenti per evitare un nuovo pasticcio e scrivere invece una buona norma che sia veramente risolutiva della crisi del riciclo aperta con il comma 19 dell’art.1 della legge di conversione del decreto sblocca canteri del giugno scorso: una norma urgente da inserire nella legge di conversione del decreto sulle crisi aziendali all’esame del Senato.