Le imprese italiane e le sfide della transizione ecologica agli Stati Generali della green economy

di Edo Ronchi

da HuffPost

L’11^ edizione degli Stati Generali della green economy, che si tiene l’8 e il 9 novembre a Ecomondo di Rimini, è aperta da un’indagine, condotta da EY in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, su come le imprese italiane stiano vivendo la transizione ecologica, in questa fase di alti prezzi dell’energia e delle materie prime, di ripresa dell’inflazione e di incertezza sul futuro dell’economia.

Da questa indagine emerge chiaramente che orami c’è una diffusa attenzione delle imprese italiane nei confronti della transizione ecologica: ben il 45% degli imprenditori intervistati dichiara di prestare un livello elevato e un altro 41% un livello di attenzione abbastanza buono nei confronti della transizione ecologica.

In relazione alle preoccupazioni per il futuro dell’impresa, l’indagine conferma un dato noto: l’86% degli imprenditori dichiara un livello molto elevato di preoccupazione per gli alti costi dell’energia. Al secondo posto fra le preoccupazione, il 72% degli imprenditori individua le difficoltà di approvvigionamento e gli alti prezzi delle materie prime. Emerge anche che la  preoccupazione per l’aumento degli eventi atmosferici estremi, causati dalla crisi climatica, è ormai presente in modo consistente anche fra gli imprenditori: ben il 75% degli intervistati dichiara  un livello elevato o medio di preoccupazione per tali eventi.

Un dato va sottolineato: ben l’83% del campione ritiene che la transizione ecologica sia un cambiamento necessario per affrontare la crisi climatica, la scarsità di risorse e per puntare su un futuro prospero e che ben il 76% ritiene che l’Italia dovrebbe essere fra i promotori della transizione ecologica perché questa scelta ci metterebbe all’interno del gruppo avanzato delle economie mondiali.

Il 51% ritiene che le misure per la transizione ecologica contribuiranno a migliorare il posizionamento dell’azienda e il 61% che promuoveranno investimenti per innovazioni. Da non trascurare la quota di imprenditori che manifesta incertezza – non è né d’accordo, né in disaccordo – mediamente un quarto, ed anche quella di chi teme che da queste misure derivi un aumento dei costi di produzione, circa un terzo.

A che punto sono le imprese italiane nell’attuazione delle misure considerate “tipiche” della transizione ecologica? Su alcune sono certamente ad un buon livello: il 55% ha già adottato misure per usare in modo più efficiente energia e acqua, il 49% ha adottato misure per ridurre e per riciclare i propri rifiuti. Pur partendo da livelli non elevati, l’utilizzo di fonti rinnovabili (34%), la riduzione delle emissioni di gas serra (21%), l’elevata qualità ecologica dei prodotti e dei processi (22%), in quote elevate, mediamente oltre il 40%, hanno però messo in agenda o stanno valutando tali misure.

Quali sono i maggiori ostacoli riscontrati dalle imprese nel percorso della transizione ecologica? Di gran lunga l’ostacolo incontrato dalla maggior parte è quello burocratico, per ben il 50% degli intervistati: per le autorizzazioni e per accedere alle risorse necessarie. Al secondo posto stanno i finanziamenti per il 27% degli intervistati, seguono le barriere tecniche e attuative (17%) e gli adeguamenti del modello di business (15%).

Da una lettura ponderata delle risposta risulta che ben il 45% delle imprese italiane è collocabile in una posizione avanzata nella transizione ecologica: esprimono opinioni favorevoli e stanno utilizzando risorse significative per attività della transizione ecologica, in particolare utilizzano o hanno in programma di utilizzare fonti rinnovabili di energia, utilizzano in modo efficiente energia, materiali e acqua e avviano al riciclo i rifiuti. Le imprese avanzate sono principalmente collocate al Nord, ma sono ormai presenti ovunque, sono principalmente di medie e grandi dimensioni e, in genere, si rivolgono anche ai mercati internazionali. Il 36% del campione delle imprese è collocabile in una posizione intermedia, di avvio nel percorso della transizione ecologica: hanno avviato in misura ridotta le attività della transizione ecologica, ma messo in agenda o previsto impegni significativi. Non mancano le imprese in ritardo che hanno fatto poco e non intendono impegnarsi di più: sono il 19%.

Da questa indagine emerge un quadro incoraggiante sulle imprese italiane: non mancano difficoltà e ritardi, ma l’indirizzo green è ormai consistente e avanzato. Un indirizzo green delle imprese forse sottovalutato in Italia, anche nel dibattito in corso sulle misure per far fronte al caro bollette nel quale alcuni protagonisti non si limitano a  sostenere le misure a favore dei fossili- necessarie per far fronte all’emergenza – ma chiedono di mettere un freno alla decarbonizzazione, di cambiare direzione di marcia e di accantonare la transizione ecologica, per tornare al vecchio modello energetico, prevalentemente fossile, con poche rinnovabili e magari anche con un po’ di nucleare. Un ritorno indietro di questo tipo non pare proprio che possa avere il sostegno di una parte ormai molto consistente delle imprese italiane: in particolare di quella parte, ormai consistente, più innovativa, orientata al green e di maggior successo, non solo sul mercato interno, ma anche internazionale.

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