Fervono i lavori per la predisposizione della nuova Strategia energetica nazionale, voluta dal Ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda, che verrà presentata al prossimo G7 sull’energia che si svolgerà il 9 e 10 aprile a Roma. Lo schema del dispositivo è stato presentato alle Commissioni riunite Ambiente (VIII) e Attività produttive (X) della Camera dallo stesso Calenda e dal Ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti lo scorso 1 marzo.
L’impianto generale conferma gli obiettivi individuati nella Strategia del 2013, puntando sulla riduzione dei gap di costo rispetto agli altri Paesi europei, sul raggiungimento degli obiettivi al 2030 per il clima e l’energia (da declinare a livello nazionale) e sul miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti e della flessibilità del sistema energetico. Per conseguire tali obiettivi vengono indicate una serie di misure strategiche, tra cui: la revisione del mix di approvvigionamento del gas, in occasione della prossima scadenza di alcuni contrati di lungo periodo, e la dotazione infrastrutturale nazionale; la revisione del mercato dell’energia in ottica di una piena liberalizzazione e nuovi meccanismi per il mercato elettrico per promuovere una maggiore integrazione delle rinnovabili e ridurre gli oneri di sistema; la necessità di promuovere maggiormente le politiche per l’efficienza energetica, individuando specifici percorsi a livello settoriale e rivendendo gli attuali strumenti di sostegno. Nel documento, tra le altre cose, si richiama anche la possibilità di “introdurre meccanismi di carbon pricing più efficaci”.
Dopo il G7 verrà avviato un processo di consultazione che dovrebbe portare prima dell’estate alla adozione del dispositivo. Durante i lavori degli Stati generali della green economy del 2016, il gruppo di lavoro su Energia e Clima ha elaborato una proposta per una nuova Strategia energetica nazionale con orizzonte 2030 coinvolgendo esperti e rappresentanze del mondo della green economy italiana. I risultati contenuti nel documento presentato dal gruppo di lavoro sono stati condensati nei primi quattro punti delle proposte avanzate dal Consiglio nazionale della green economy, composto da oltre 60 organizzazioni di imprese, durante l’evento tenutosi a Rimini nel novembre 2016:
- Per attuare l’Accordo di Parigi sul clima è necessario definire un quadro certo di medio e lungo periodo con una nuova Strategia energetica nazionale con orizzonte al 2030, che integri gli obiettivi climatici nella pianificazione energetica partendo da tre nuovi target: tagliare le emissioni di gas serra del 50% rispetto al 1990; ridurre i consumi energetici del 40% rispetto allo scenario tendenziale; soddisfare il 35% del consumo finale lordo di energia con fonti rinnovabili.
- Per poter conseguire gli obiettivi della nuova Strategia energetica nazionale, il recepimento nazionale dell’Accordo di Parigi dovrà essere accompagnato da un Fondo nazionale per la transizione energetica (Fondo COP21) , programmato dal CIPE per le finalità climatiche, ambientali e occupazionali, alimentato dalla riallocazione dei sussidi dannosi per l’ambiente – individuati anche dal catalogo previsto dal Collegato ambientale per i sussidi ambientalmente dannosi – e con una carbon tax progressiva – che parta da 25 €/tCO2 nel 2017 da raddoppiare entro il 2030 – integrata con l’ETS in modo da non far pagare due volte il carbonio alle imprese e associata a una Border Adjustment Tax non discriminatoria sulle importazioni non soggette al medesimo trattamento.
- Le rinnovabili dovranno tornare a crescere a ritmi sostenuti. Nel settore dell’elettricità la produzione dovrà tornare a crescere per lo sviluppo della elettrificazione dei consumi, in particolare nei trasporti; le rinnovabili elettriche dovranno arrivare a coprire i due terzi della produzione nazionale al 2030, raddoppiando la produzione attuale. Occorrerà quindi eliminare gli ostacoli, tecnici, normativi ed economici, alla crescita delle rinnovabili e riformare il mercato elettrico per tener conto degli elementi emergenti (generazione distribuita, crescita delle tecnologie non programmabili, partecipazione della domanda etc.) e definire un nuovo piano di sviluppo della rete. Bisognerà puntare anche su uno sviluppo dei biocarburanti, delle agro e delle bio-energie sostenibili, puntando sul recupero dei rifiuti, sull’utilizzo delle biomasse residuali e sulla filiera del bio-metano.
- Per il risparmio energetico degli edifici andrà stabilizzato e migliorato l’eco-bonus fiscale e istituito un eco-prestito per rafforzare un programma integrato di riqualificazione energetica e di sicurezza anti-sismica, valorizzando le possibilità offerte dal Programma Casa Italia, avviato dopo il recente terremoto in centro Italia. Per l’efficienza energetica del comparto produttivo bisognerà in primo luogo rafforzare i certificati bianchi introducendo nuovi sistemi di verifica dei risparmi ottenuti e meccanismi premiali per interventi innovativi.
L’attività dei Ministri dello sviluppo economico e dell’ambiente, anche in vista del Piano energia e clima che dovrà essere sottoposto alle Nazioni unite a inizio 2018 nell’ambito dell’Accordo di Parigi, può contare grazie a questo documento sui risultati di su una ampia attività di coinvolgimento delle imprese italiane che hanno deciso di puntare sulla green economy e che rappresentano spesso una eccellenza a livello internazionale.