Nessuno potrà dire che non lo sapevamo

di Edo Ronchi

da HuffPost

Continuando con il trend attuale, le temperature medie globali aumenteranno di 1,5°C entro la prima metà degli anni 2030: entro una decina di anni quindi si supererebbe quella soglia, già individuata con l’Accordo di Parigi, che comporterebbe un serio aggravamento delle ondate di calore, delle inondazioni e delle siccità catastrofiche, con gravi crisi della produzione alimentare, aumento della povertà, delle emigrazioni e con ingenti danni economici. È ancora possibile evitare questo esito drammatico se i Paesi industrializzati dimezzano le loro emissioni di gas serra entro il 2030 e si mettono su una traiettoria di neutralità climatica entro i primi anni del 2050: in questo modo avremmo almeno il 50% di probabilità di non superare il riscaldamento di 1,5°C. Queste sono le principali indicazioni del nuovo Rapporto dell’IPCC, il panel internazionale degli esperti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico: il riferimento scientifico più autorevole in materia e punto di arrivo di altri 6 precedenti Rapporti.

I trend in atto non sono positivi: il riscaldamento globale, rispetto all’era preindustriale, è già di 1,1 °C e lo scorso anno le emissioni globali di gas serra sono aumentate. Sia la Cina, sia gli Stati Uniti, evidenzia il Rapporto, continuano ad approvare nuovi progetti di estrazione e utilizzo di combustibili fossili.
Il Rapporto, che ha avuto l’approvazione di 195 governi, afferma che con le infrastrutture per i combustibili fossili esistenti e in fase di progettazione (centrali elettriche a carbone, pozzi petroliferi, fabbriche con alte emissioni, produzioni e vendite consistenti di automobili e camion alimentati con combustibili fossili) se continuassero, si arriverebbe a emettere tanta anidride carbonica sufficiente a causare un riscaldamento globale di circa 2 °C.

Per evitare questo esito drammatico e mantenere ancora raggiungibile l’obiettivo del non superamento di 1,5°C, molti di questi nuovi progetti dovrebbero essere cancellati, alcune di queste produzioni dovrebbero essere chiuse in anticipo o fatte solo con l’azzeramento delle emissioni. La differenza tra 1,5 gradi di riscaldamento e 2 gradi potrebbe comportare che decine di milioni di persone in più in tutto il mondo debbano affrontare ondate di calore anche letali, scarsità d’acqua e inondazioni costiere. Un mondo con un aumento di 1,5 gradi potrebbe ancora avere barriere coralline e ghiaccio marino artico estivo, con un aumento di 2 gradi molto probabilmente no. Attenzione, avverte il Rapporto, anche aumenti relativamente modesti della temperatura globale possono essere più disastrosi di quanto si pensasse in precedenza. Già con gli attuali livelli di riscaldamento, per esempio, la produzione di alimenti è già messa a dura prova: il suo tasso di crescita è rallentato, ulteriori peggioramenti costituiscono una minaccia per la sicurezza alimentare per una popolazione che ormai ha superato gli otto miliardi.

Per arrestare il riscaldamento globale, sostengono gli scienziati, occorre arrivare, prima possibile, a emissioni nette azzerate. Gli scenari climatici più terribili, considerati in passato dagli scienziati, come quelli che prevedevano un riscaldamento di 4 o più gradi, oggi non vengono più ritenuti probabili poiché molti Paesi hanno investito nell’energia rinnovabile e ridotto le loro emissioni. La decarbonizzazione è diventata anche meno costosa, perfino conveniente: i costi dei pannelli solari, delle turbine eoliche e delle batterie agli ioni di litio per i veicoli elettrici, sono crollati. Per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 o 2 gradi, i governi e le imprese dovrebbero, per esempio, investire da tre a sei volte i circa 600 miliardi di dollari che spendono oggi ogni anno per l’energia rinnovabile.

Il nuovo Rapporto dovrebbe essere posto alla base della prossima COP delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a dicembre a Dubai. Durante la precedente COP, a Sharm el Sheik, il testo che chiedeva la fine dei combustibili fossili è stato eliminato per le pressioni esercitate da diverse nazioni produttrici di petrolio. Per evitare un futuro caotico, il Rapporto chiede alle nazioni di abbandonare prima possibile i combustibili fossili: una richiesta che nessuno può più eludere.

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