Obama congela le trivellazioni nell’Artico

Una vittoria per gli ambientalisti: l'amministrazione Obama ha congelato le trivellazioni per la ricerca di petrolio e gas al largo dell'Alaska almeno per i prossimi 18 mesi.

Una vittoria per gli ambientalisti: l’amministrazione Obama ha congelato le trivellazioni per la ricerca di petrolio e gas al largo dell’Alaska almeno per i prossimi 18 mesi.

Il Dipartimento degli interni non concederà, infatti, nuove licenze ne’ estenderà quelle già in atto, ha infatti già cancellato due nuove licenze e ha rifiutato di estendere oltre il 2020 le licenze in corso. Attualmente ci sono sette compagnie petrolifere all’ opera nel Mare di Chukhi. Secondo la Società Geologica Statunitense, l’ Artico racchiude il 13% delle riserve mondiali di petrolio  ancora “inesplorate” che stanno diventando sempre più accessibili grazie allo scioglimento estivo del ghiaccio causato dai cambiamenti climatici.

La mossa di Obama, alla vigilia della Conferenza di Parigi (Cop 21), si può leggere anche come un ulteriore passo del Presidente Usa in favore del clima, anche se, proprio a fine luglio, contestate dagli ambientalisti, erano stati concesse alla Shell due licenze di perforazioni, anche se soggette a numerosi vincoli. Ma proprio la Shell il 28 settembre, dopo aver speso 7 miliardi di dollari ha annunciato che avrebbe interrotto l’esplorazione nelle acque dell’Alaska a causa dei risultati deludenti e di un quadro normativo incerto. Secondo gli analisti, proprio l’abbandono della Shell e i prezzi del petrolio in picchiata sono stati decisivi nella decisione di Obama. Tutti gli ambientalisti  e gli ambienti democrat plaudono uniti alla decisione. Secondo Marissa Knodel, di Friends of the Earth, «Alla fine l’amministrazione Obama ha fatto la scelta giusta per l’Artico e il nostro futuro climatico. Per evitare la catastrofe climatica, il petrolio e il gas artici non devono essere bruciati e devono rimanere nel suolo” . Naturalmente voci discordanti e contrarie alla decisione del governo Obama si sono levate dalla file dei repubblicani come quella del  presidente della Commissione sulle risorse naturali della Camera,  Bob Bishop

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