Un 2018 di sfide e di opportunità in chiave green

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Visto che i dati economici, negativi per diversi anni, sono stati il principale alimento della sfiducia nell’Europa e nell’Italia, sarebbe così irragionevole sperare che il loro cambiamento in positivo in questo avvio del 2018 possa stimolare un cambiamento di visione? È cosi difficile percepire l’Europa invece che come palla al piede, come visione e progetto per affrontare le sfide impegnative della nostra epoca? E siamo sicuri che l’Italia sia solo un Paese rancoroso condannato al declino, incapace quindi di essere fra i protagonisti di una nuova stagione dell’economia, quella della green economy?

Se ci fermassimo alle apparenze, il calabrone non dovrebbe poter volare, invece vola. Il sistema Italia è pieno di difetti, ma se lo analizzassimo con più attenzione vedremmo le sue straordinarie capacità che ci potrebbero consentire di affrontare le grandi sfide della nostra epoca – dalla crisi climatica alla limitatezza delle risorse, alla necessità di un benessere più inclusivo ed equamente distribuito- trasformandole in nuove opportunità.

Quest’anno, con l’arrivo del nuovo pacchetto di direttive europee sui rifiuti e l’economia circolare l’Italia, che è uno fra i paesi più ricicloni d’Europa, potrebbe fare un ulteriore passo avanti nelle sviluppo di un settore industriale strategico, nell’uso più efficiente delle risorse come fattore di qualità ambientale e di competitività economica.

Nello sviluppo delle fonti rinnovabili, anche se con incentivi elevati, siamo stati capaci in pochi anni di fare dei grandi passi avanti. Peccato aver frenato negli ultimi tre anni. Ora però con l’Accordo di Parigi per il clima dovremo riprendere la corsa delle rinnovabili per l’elettricità, per il calore e per i carburanti, con una traiettoria definita di medio e lungo termine che consenta uno sviluppo della produzione nazionale e ci renda più competitivi a livello internazionale. L’inquinamento dell’aria e la congestione del traffico da tempo sollecitano cambiamenti della mobilità urbana per ridurre l’uso dell’auto in città e per avere in circolazione auto meno inquinanti. Nelle zone chiuse alla circolazione delle auto, nello sviluppo della mobilità ciclopedonale e del trasporto pubblico dobbiamo fare di più. Sulla sharing mobility stiamo facendo grossi passi avanti. Peccato che abbiamo accumulato ritardi nella produzione di auto ibride ed elettriche e oggi gli aumenti della loro diffusione incrementino le nostre importazioni. Ma almeno nel gas, dove siamo più forti, non dovremmo accumulare ulteriori ritardi e partire decisi con la produzione e l’uso del bio-metano . È sorprendente come nella globalizzazione dei mercati stia deperendo il ruolo degli Stati, mentre si stia rafforzando quello delle città: veri nodi delle reti globali. Ed è nelle città che si sta giocando la parte più importante della sfida della green economy. Le green city, rigenerate dall’elevata qualità ambientale, dall’uso efficiente e dal risparmio di risorse naturali e dalle politiche di mitigazione e adattamento climatico, sono protagoniste di un benessere di migliore qualità e più inclusivo, nonché di nuove possibilità di sviluppo e di occupazione.

Sia, come è evidente, la forte crescita del turismo – settore strategico per la nostra economia – sia, come è meno evidente ma ugualmente importante, la forte crescita dell’export del Made in Italy di qualità e dell’agroalimentare in particolare, sono legati a un ingente patrimonio naturale e culturale che fa dell’Italia un paese straordinario. Non lo si ripete mai abbastanza: tutelare e valorizzare il patrimonio naturale e culturale in Italia è la via principale per la qualità del nostro futuro.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 05/01/2018
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