Verso una “società europea del riciclo”

A cura di Carlo Montalbetti e Claudio Busca

Con “Quel che resta di un bene” abbiamo voluto affrontare, insieme al Prof. Ercole Sori, il tema dei rifiuti e del loro reimpiego da diversi punti di vista: storico, attuale e normativo.

Si tratta, dunque, di un percorso completo che parte dalla genesi della raccolta differenziata dei rifiuti come premessa al loro riuso (riutilizzazione di un bene di consumo o strumentale con la medesima o con altra funzione), alla loro reimmissione nel ciclo produttivo (riciclaggio vero e proprio come materia prima “seconda”) e al loro recupero in senso energetico.

Basti pensare che tutti e tre questi prolungamenti della vita utile della materia sono stati ampiamente praticati nelle società pre-industriali e persino durante la fase della cosiddetta rivoluzione industriale, tra la fine del XVII e l’inizio del XX secolo, dunque ben prima che sorgessero in modo eclatante la questione ambientale e quella dei limiti allo sfruttamento delle risorse naturali.

Riteniamo che un grande numero di circostanze e di variabili esplicative abbia inciso sui suddetti fenomeni e sulla loro più o meno ampia diffusione: la struttura sociale (in particolare, la distribuzione del reddito), lo stato delle conoscenze scientifiche e del connesso livello tecnico, i valori che circolano nella società, le grandi e prolungate guerre, le profonde crisi economiche, il costo del lavoro, la presenza di un intermediario mercantile specializzato nel far incontrare domanda e offerta di rifiuti.

Da qui prende l’avvio un excursus sulla raccolta differenziata e il riciclo in Italia che, senza dimenticare il contesto in cui si è evoluta come le profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali che il nostro Paese registra nel secondo dopoguerra, ripercorre la vicenda italiana della raccolta differenziata e del riciclaggio. La vicenda, a partire dai primi esperimenti pionieristici di differenziazione degli anni settanta, come quello di Modena, e passando dalle esperienze realizzate nei primi anni Novanta a Torino e Milano con i progetti di raccolta della carta e del cartone denominati “Cartesio” a noi molto cari, è approdata ad una situazione che, da un lato, vede la raccolta differenziata come realtà consolidata in molte realtà locali soprattutto del Centro e del Nord del Paese; dall’altro lato, i problemi ancor oggi drammaticamente insoluti di alcune aree della Campania. Per il settore della carta, decisivo impulso allo sviluppo delle raccolte differenziate è derivato dal sistema Comieco, con il quale siamo partiti nel 1998 nell’ambito del Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), stipulando convenzioni per la raccolta differenziata con l’80% dei Comuni italiani e trasferendo oltre 790 milioni di euro per le attività di ritiro e avvio a riciclo degli imballaggi cellulosici e delle c.d. frazioni merceologiche similari.

La raccolta differenziata di carta e cartone ha superato oggi i 3 milioni di tonnellate e gli imballaggi cellulosici riciclati ammontano a 9,9 milioni di tonnellate. La raccolta di maceri, dopo aver soddisfatto la domanda di una vivace industria cartaria nazionale che si è mostrata particolarmente innovativa nell’uso di materie prime “seconde”, è stata tale da interrompere la storica dipendenza dall’estero per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’industria cartaria italiana. Dal 2004, grazie alle raccolte comunali, l’Italia si è trasformata da Paese importatore a Paese esportatore netto di macero. Il racconto del volume non poteva concludersi senza un attento esame del quadro normativo di riferimento che, dalla direttiva europea sugli imballaggi del 1994, approda al fondamentale decreto legislativo del 1997 (meglio noto come “decreto Ronchi”, dal nome dell’allora ministro dell’ambiente).

Il decreto, recependo la direttiva, inaugura in Italia una moderna politica nella gestione dei rifiuti e nel recupero dei materiali in essi contenuti che, attraverso un nuovo approccio basato sul concetto di “gestione integrata”, vede come soluzioni prioritarie il riutilizzo, il riciclo e il recupero, mentre lo smaltimento viene finalmente concepito come soluzione residuale. Siamo convinti che il decreto Ronchi abbia rotto decisamente col passato segnando una svolta strategica non solo nella politica gestionale ma anche nell’approccio al tema ambientale in senso lato. Nel volume abbiamo ripercorso gli sviluppi successivi al decreto Ronchi che hanno condotto nel 2006 al c.d. Testo unico ambientale e, sul fronte comunitario, alla nuova direttiva europea del 2008. Quest’ultima, giunta in epoca in cui l’area dei rifiuti è pacificamente considerata una delle quattro aree prioritarie della politica europea in materia ambientale, sembra portare a piena maturazione quel contemperamento tra tutela dell’ambiente e sviluppo economico che ancora alla metà degli anni novanta sembrava mero esercizio retorico e che vede finalmente nell’industria l’asset per realizzare quella che il legislatore europeo ha definito la “società europea del riciclo”.

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