Tra il 1998 ed il 2016 grazie alle detrazioni fiscali per il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio sono stati attivati investimenti per 237 miliardi di euro. Di questi, 205 miliardi sono stati finalizzati ad interventi di ristrutturazione edilizia e 32 per la riqualificazione energetica.
Le agevolazioni sono state utilizzate da 14,3 milioni di contribuenti. Rilevanti anche gli effetti positivi per l’occupazione: gli investimenti attivati dagli incentivi hanno generato 1.460.223 occupati diretti, con una media annua di 243mila occupati (che sale a 365mila se si considerano anche gli occupati nell’indotto).
I dati arrivano dal recente rapporto “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione”, predisposto dal Servizio studi della Camera con la collaborazione del Cresme.
Dal rapporto emerge che il 2016 potrebbe segnare un vero e proprio record per numero di interventi ed investimenti attivati.
Sulla base dei dati relativi ai primi 7 mesi, infatti, si stima che entro la fine dell’anno si avranno circa 1,7 milioni di interventi e investimenti per 29,2 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2015. Secondo queste proiezioni 25,7 miliardi saranno investiti per le ristrutturazioni edilizie (eco bonus del 50%) e 3,5 miliardi per interventi di riqualificazione energetica.
Tra i numerosi dati contenuti nel rapporto particolarmente interessanti sono quelli sulle tipologie di intervento realizzate con gli incentivi per la riqualificazione energetica (in vigore dal 2007, mentre quelli per le ristrutturazioni edilizie sono stati attivati dal 1998). Gli interventi di gran lunga prevalenti sono stati fino ad oggi quelli per la sostituzione degli infissi e la coibentazione di superfici opache (71%), seguiti da quelli per la sostituzione degli impianti di riscaldamento (21%) e di scaldabagni elettrici (6%), mentre solo poco più dell’1% ha riguardato interventi di riqualificazione globale.
In questi 18 anni i risultati conseguiti grazie alle detrazioni fiscali sono dunque indubbiamente positivi sotto molti punti di vista. Una parte rilevante del patrimonio edilizio ha avuto interventi di recupero e riqualificazione, con effetti positivi anche dal punto di vista ambientale ed energetico.
Il settore dell’edilizia ha potuto contenere l’impatto negativo della recessione, riqualificando le proprie attività in nuove direzioni e creando al tempo stesso occupazione. Lo Stato, considerando da un lato i costi delle detrazioni e dall’altro il gettito derivante dagli investimenti, nonché dalle azioni di contrasto all’evasione ed al lavoro nero, ha avuto un saldo positivo per circa 9 miliardi di euro. I benefici economici complessivi per il sistema-Paese risultano, secondo il Rapporto, di oltre 18,4 miliardi.
Partendo da questi risultati positivi diviene ora necessario – e realisticamente possibile fin dal 2017- aprire una fase nuova, finalizzando di più e meglio gli incentivi fiscali alla riqualificazione energetica di interi edifici e al tempo stesso alla prevenzione antisismica.
Il progetto “Casa Italia” annunciato dal Governo dopo il terremoto che ha distrutto Amatrice ed altri borghi è da questo punto di vista un’occasione per compiere un salto di qualità verso obiettivi di sicurezza, efficienza energetica e smart building del patrimonio edilizio nazionale.