Banca Mondiale: l’8% del Pil globale per sussidi a fossili, agricoltura e pesca

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Ogni anno, i sussidi per i combustibili fossili, l’agricoltura e la pesca superano i 7 trilioni di dollari che rappresentano circa l’8% del PIL globale. Una massa di denaro che potrebbe invece essere utilizzata per finanziare l’azione per il clima nei paesi di tutto il mondo.

Un nuovo rapporto della Banca mondiale, Detox Development-Repurposing environmentally harmful subsidies, esamina come una riforma dei sussidi sia necessaria e possa aiutare a salvaguardare le risorse naturali fondamentali.

Il riutilizzo di questi sussidi, osserva la Banca Mondiale, contribuirà a garantire una transizione verde e giusta che possa offrire posti di lavoro e opportunità a tutti. Ogni anno, i paesi spendono sei volte di più per sovvenzionare il consumo di combustibili fossili rispetto agli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi per affrontare il cambiamento climatico. Il reindirizzamento di questi sussidi può sbloccare fondi significativi per scopi sostenibili.

Si dice che non ci sono soldi per il clima ma ci sono, sono solo nei posti sbagliati – ha dichiarato Axel van Trotsenburg, Senior Managing Director della Banca Mondiale – se potessimo riutilizzare i trilioni di dollari spesi in sussidi dannosi e utilizzarli per usi migliori e più ecologici, potremmo affrontare insieme molte delle sfide più urgenti del pianeta”.

I danni che producono all’ambiente sono analizzati nel Rapporto. I sussidi all’agricoltura sono responsabili della perdita di 2,2 milioni di ettari di foresta all’anno, ovvero il 14% della deforestazione globale. L’uso di combustibili fossili, incentivato dai sussidi, è un fattore chiave dei 7 milioni di morti premature ogni anno dovute all’inquinamento atmosferico. I sussidi alla pesca, che superano i 35 miliardi di dollari all’anno, sono un fattore chiave della diminuzione degli stock ittici, delle flotte pescherecce sovradimensionate e del calo della redditività.

Le conseguenze dell’inazione, dice la Banca Mondiale, sono costose. Il tempo per affrontare la crisi climatica sta per scadere. In tempi di debiti pubblici in crescita, disuguaglianze crescenti e degrado ambientale in peggioramento, i governi dovrebbero dare la priorità a riforme globali dei sussidi che proteggano i gruppi più vulnerabili e costruiscano l’accettazione pubblica attraverso una comunicazione trasparente.

In Italia le settimane scorse, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la quinta edizione del Catalogo dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) e dei Sussidi ambientalmente favorevoli (Saf). Il documento rendiconta circa 52 miliardi di euro di sussidi nel 2021: 22 miliardi ambientalmente dannosi (di cui 14 alle fonti fossili), 19 miliardi favorevoli e 11 miliardi incerti.

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